Boss scarcerati di nuovo al potere: 19 arresti

Palermo: colpito il mandamento Uditore-Passo di Rigano NOMI

PALERMO – I boss tornati in libertà cercano di riprendere il loro posto nei nuovi assetti organizzativi di Cosa nostra. Il caso più eclatante è quello di Franco Bonura che a 82 anni, dei quali 20 passati in carcere, è tornato sulla scena per ricomporre antichi equilibri e per “allacciare e consolidare relazioni con esponenti della vita politica e imprenditoriale”. Lo sostengono gli investigatori che in una nuova operazione antimafia hanno dato un colpo al mandamento di Uditore e alla cosca sorella di Passo di Rigano: un’area in cui c’è stato, negli anni di Totò Riina, un cambio di comando dalla vecchia mafia di Pietro Torretta e Totuccio Inzerillo all’ala corleonese.

Dopo una lunga indagine e con il supporto di importanti intercettazioni sono stati compiuti 19 arresti: 17 sono finiti in carcere, tra cui Bonura, e due ai domiciliari. L’inchiesta ha ricostruito non solo il ritorno di Bonura ma anche la crescita di boss di spessore come Girolamo Buscemi detto “Mummino” e Agostino Sansone, gente che non viene dal nulla ma con un solido retroterra da spendere. A occuparsi della ricerca di nuovi legami con manager e politici era proprio Bonura, forte di un prestigio mantenuto malgrado il lungo tempo trascorso in carcere. Di lui si era occupato il giudice Giovanni Falcone mentre Buscetta ne aveva tracciato il profilo di un costruttore che già 40 anni fa veniva considerato un “valoroso uomo d’onore”.

Bonura continuava, dicono gli investigatori, a organizzare incontri, tutti monitorati per consolidare relazioni con ambienti politici e imprenditoriali. Prima che Buscetta ne parlasse, Bonura era già finito sotto inchiesta. Era il 5 giugno 1982 quando, al culmine di un inseguimento, la polizia lo fermò in via Francesco Crispi in compagnia di Stefano Fontana subito dopo l’uccisione di due meccanici, Francesco Chiazzese e Giuseppe Dominici. In macchina non c’erano armi ma, secondo il pentito Salvatore Cocuzza, Bonura avrebbe avuto il compito di presidiare la zona del delitto con un’auto pulita da usare per un eventuale sostegno ai killer.

Il costruttore e il suo amico furono assolti in primo e secondo grado. In appello, sostiene la Procura di Caltanissetta, il processo sarebbe stato “aggiustato” grazie all’influenza di Ernesto Di Fresco ex presidente democristiano della Provincia di Palermo. I contatti con il politico sarebbero dimostrati da intercettazioni nell’ambito di un filone d’inchiesta su mafia e appalti tornato attuale. A quel tempo Bonura era già un boss di spessore. Dopo avere “tradito” la vecchia mafia, sarebbe stato ripagato da Totò Riina con la nomina a capo della “famiglia” dell’Uditore.

Al cognato Salvatore Buscemi fu affidato il comando della cosca di Passo di Rigano. Il nome di Bonura, nel frattempo tornato in libertà, è riapparso alla ribalta di recente. Aveva incontrato Mario Di Ferro, lo chef dei vip poi arrestato nell’ambito di un’indagine antidroga, per riprendere proprio i contatti con manager, imprenditori e politici. Cercava una nuova vita con relazioni di livello senza dimenticare il passato.

scroll to top