“Mi hanno sparato in testa, sono vivo per miracolo”

Strage a Monreale, il racconto del 16enne ferito. Il 19enne fermato: "Ho fatto un macello" IL VIDEO DELLA RISSA

PALERMO – “Mi hanno sparato in testa. Non ho visto chi è stato, ho solo sentito i colpi. Sono vivo per miracolo. Io non ho partecipato alla rissa”. Il sedicenne ricoverato all’ospedale Ingrassia di Palermo dopo la sparatoria di Monreale ha raccontato al Tg Com il caos di quei momenti. Il ragazzo ha una ferita alla testa ma non è in pericolo di vita. “In quei momenti credevo di morire – ha aggiunto -. Chiedo giustizia, chi ha fatto questo deve pagare. Voglio solo dire condoglianze alle famiglie delle vittime”.

DICIANNOVENNE PRIMA CONFESSA, POI TACE. Prima ha confessato con dichiarazioni spontanee, poi si è avvalso della facoltà di non rispondere Salvatore Calvaruso, il pugile 19enne che ieri avrebbe fatto fuoco durante la rissa scoppiata a Monreale, uccidendo tre ragazzi e ferendone altre due. Il ragazzo ha ammesso i fatti in un primo momento, ma davanti al pm successivamente si è rifiutato di rispondere. Le sue dichiarazioni, dunque, non sono utilizzabili.

A incastrare Calvaruso sono stati i video delle telecamere di sorveglianza della zona della sparatoria e le dichiarazioni di una serie di testimoni. Sul luogo della rissa che ha preceduto gli omicidi sono poi stati trovati gli occhiali che Calvaruso aveva detto di aver perso. Inoltre un amico del ragazzo, sentito dai magistrati, ha sostenuto di aver prestato il motorino all’indagato la notte della sparatoria e che poche ore dopo questi si sarebbe presentato a lui chiedendogli di denunciare il furto del mezzo perché aveva “combinato un macello sparando e uccidendo due persone” (in un primo momento i morti erano due ndr). Il testimone ha decritto l’abbigliamento dell’amico che corrispondeva a quello che l’indagato aveva detto di indossare. Calvaruso infine è stato riconosciuto da testimoni in foto.

PROCURA CONTESTA REATO DI STRAGE. La Procura di Palermo contesta a Calvaruso il reato di strage. “Sparando molteplici colpi (sulla base dei rilievi della polizia giudiziaria sono stati trovati più di 20 bossoli), ad altezza d’uomo – si legge nel provvedimento di fermo emesso dalla Procura – (alcuni proiettili hanno colpito delle fiorire alte circa un metro, un altro ha infranto il parabrezza anteriore di un’auto parcheggiata sulla strada) in un tratto di strada molto affollato”. Secondo quanto riferito dai testimoni, nella strada della strage erano presenti tra le 50 e le 100 persone. Circostanza che “ha indubbiamente messo a repentaglio l’incolumità pubblica”, scrive la Procura nel fermo. “E’ stato infatti solo un caso che le persone raggiunte dai proiettili siano state solo cinque, di cui tre mortalmente, e non si siano invece prodotte invece più vittime”, conclude il provvedimento.

L’AVVOCATO DIFENSORE RINUNCIA. “Dopo una lunga riflessione, tenuto conto del grande impegno che la vicenda richiede, mosso da grande senso di responsabilità e di rispetto nei confronti di chi, in un momento assai particolare e delicato della sua esistenza, ha deciso di affidarmi la sua difesa, mi trovo costretto a rinunciare alla stessa, poiché risulta assolutamente inconciliabile temporalmente con quella già assunta nell’ambito di tanti altri procedimenti di pari complessità”. Così l’avvocato Giovanni Castronovo, nominato difensore di fiducia di Salvatore Calvaruso, spiega la sua decisione. Il ragazzo a questo punto dovrà nominare un nuovo legale di fiducia.

PERQUISIZIONI ALLO ZEN E A BORGO NUOVO. Carabinieri e polizia stanno passando al setaccio il quartiere Zen e il quartiere Borgo Nuovo a Palermo. Sono in corso perquisizioni in diverse case e magazzini per risalire ai complici e cercare le armi utilizzate. I carabinieri stanno cercando le armi anche a Monreale. Le pistole che hanno sparato potrebbero essere state abbandonate durante la fuga dai protagonisti della sparatoria. Sarebbero 4 o 5 i giovani palermitani coinvolti nella rissa.

LE VITTIME. A perdere la vita sono stati due ragazzi di 26 anni, Massimo Pirozzo e Andrea Miceli, e il 23enne Salvatore Turdo; i feriti, un 16enne e un 33enne, Nicolò Cangemi, non sono in pericolo di vita. Tutti e 5 sono di Monreale. La sparatoria, almeno una ventina i colpi esplosi, è avvenuta in una strada affollata, in mezzo ad almeno un centinaio di testimoni.

LA RISSA TRA DUE GRUPPI. Ad affrontarsi sarebbero stati due gruppi di ragazzi, uno di Monreale e uno di Palermo. Alla base della rissa un apprezzamento dei monrealesi sul modo di guidare il motorino dei giovani del capoluogo. Dalle parole si sarebbe passati ai pugni. Dopo la lite alcuni palermitani sono saliti a bordo degli scooter, hanno fatto un giro e poi sono tornati di nuovo dove si trovavano i giovani seduti tra i tavolini del locale. Poi dal gruppo dei palermitani sarebbero stati sparati almeno 18 colpi. Probabilmente in due hanno fatto fuoco. I giovani sarebbero fuggiti da via Vescovado, uno di questi sarebbe stato bloccato poco dopo. Gli altri sarebbero stati rintracciati grazie alle immagini delle telecamere di videosorveglianza e alle testimonianza delle persone che sono state sentite in caserma.

STRISCIONE IN PIAZZA PER ANDREA. “Non lo spegni il sole se gli spari”. Uno striscione bianco con questa frase è apparso su un balcone della piazza che sovrasta il 365, il pub di Monreale davanti al quale si è verificata la sparatoria. E’ firmato dagli ‘Ultras Pioppo’, frazione della cittadina normanna in provincia di Palermo, ed è dedicato ad Andrea Miceli, una delle tre vittime. Il ragazzo, che aveva 26 anni, giocava infatti come attaccante nel Real Pioppo, squadra di calcio che milita nella terza categoria regionale.

Sono apparsi anche messaggi appesi nelle fioriere dove sono ben visibili i fori dei proiettili: “Volati via troppo presto, ma resterete per sempre nei nostri cuori e di chi vi ha voluto bene. Circondati dall’amore che non smetterà mai di abbracciarvi Salvatore, Massimo e Andrea”. Sui vasi ci sono anche le foto dei tre giovani monrealesi Andrea Miceli, Salvatore Turdo e Massimo Pirozzo.

scroll to top