Sentiamo parlare di camera iperbarica soprattutto nel periodo estivo quando subacquei non proprio esperti accelerano la risalita in superficie provocando nel sangue la formazione di pericolosi emboli gassosi. In effetti la camera iperbarica è un dispositivo medico che permette di effettuare la cosiddetta ossigenoterapia iperbarica, ovvero l’erogazione di ossigeno a pressione superiore a quella atmosferica. La terapia viene utilizzata per trattare diverse patologie, tra cui, oltre alla malattia da decompressione dei sub, anche intossicazioni da monossido di carbonio e infezioni.
Al Policlinico di Palermo i medici della camera iperbarica (nella foto lo staff) hanno nei giorni scorsi salvato la vita a una intera famiglia intossicata dai fumi di un braciere proprio grazie a questo dispositivo. La responsabile della camera iperbarica, l’anestesista Fiammetta Ronga, racconta che “al pronto soccorso sono arrivati tre pazienti adulti con valori elevati di carbossiemoglobina e nello stesso tempo è arrivata un’allerta dall’ospedale dei Bambini per la bambina di sette anni. Dopo il trattamento sono stati tutti bene. Il problema è stato causato da un braciere che avevano acceso con dei legnetti all’interno di una stanza per cucinare”.
Antonino Giarratano, direttore del Dipartimento di emergenza urgenza dello stesso Policlinico spiega che “da tanti anni la nostra camera iperbarica multiposto è riferimento continuo per tutte le emergenze iperbariche della Sicilia occidentale. Oltre all’assistenza e all’attività di formazione forniamo supporto alle istituzioni, anche militari, che operano in emergenza per il trattamento di tanti eventi acuti dalle intossicazioni da incendi e da monossido fino al supporto alle attività subacquee, come di recente quelle svolte per il recupero del Bayesan”. Secondo i dati del ministero della Salute in Italia si registrano ogni anno 500-600 decessi legati al monossido di carbonio, di cui circa il 50% dovuti all’uso improprio di bracieri.