PALERMO – L’assessore regionale alla Famiglia della Regione siciliana Nuccia Albano fa sapere di avere rinunciato all’incarico di consulente medico-legale di Alfonso Tumbarello, il dottore di Campobello di Mazara che secondo la Procura di Palermo avrebbe avuto in cura Matteo Messina Denaro durante la latitanza e sotto processo con le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e falso ideologico.
La Albano, figlia di un condannato per mafia, era stata nominata consulente medico-legale di Tumbarello, sotto processo con le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e falso ideologico. Per lui la Dda di Palermo ha chiesto la condanna a 18 anni di carcere. Il tribunale, che avrebbe dovuto emettere la sentenza nei confronti di Tumbarello nei giorni scorsi, ha invece disposto una maxi perizia informatica e medico-legale. I legali di Tumbarello come loro consulente hanno nominato, appunto, Nuccia Albano, per anni in servizio all’Istituto di Medicina Legale del Policlinico, la quale però ha rinunciato.
“Negli anni in cui ho lavorato presso l’istituto di medina legale al Policlinico di Palermo – spiega la Albano – ho conosciuto il dottore Tumbarello, in qualità di specializzando in medicina legale; dopo la sua specializzazione l’ho incontrato negli anni solo 3-4 volte in occasione di convegni. Il figlio, che è medico, nei giorni scorsi mi ha chiesto di volersi avvalere della mia consulenza e per una questione di colleganza avevo accettato ma, vista l’enfatizzazione della vicenda e l’ennesimo tentativo di strumentalizzare vicende familiari già ampiamente chiarite, ho rinunciato all’incarico”.
A scatenare le polemiche su Nuccia Albano, assessore in Sicilia in quota Dc di Totò Cuffaro, fu un servizio di Report, mandato in onda nell’ottobre di due anni fa. Dopo avere raccontato che l’assessore è figlia del vecchio capomafia di Borgetto (Palermo) degli anni ’40, Domenico Albano, morto in ospedale mentre era detenuto e implicato nella vicenda del bandito Salvatore Giuliano, interpellata da Report davanti a una scuola a Palermo, Albano rispose: “Non posso rinnegare la storia di mio padre”. Parole che suscitarono scandalo. L’assessore poco dopo chiarì: “Solo perché, presa dalla concitazione per l’agguato tesomi dalla giornalista di Report, ho detto che non rinnego la storia di mio padre. Ma è chiaro che volevo dire che non rinnego mio padre. Premetto che è morto 60 anni fa, quando io ne avevo 10. Ho saputo, solo quando sono diventata grande, che aveva avuto problemi con la giustizia e che era stato in carcere. Ho di lui il ricordo di una bambina innamorata del proprio papà e da lui adorata. Sono cresciuta senza la figura paterna e con una madre che mi ha inculcato il desiderio della giustizia e l’amore per la legalità”.