“Dateci una sede per aiutare le catanesi”

Consultorio sfrattato: 15 associazioni annunciano nuove azioni

CATANIA – “Chiudere il consultorio è stato un delitto, Catania ha bisogno di un luogo in cui i volontari possano aiutare le donne vittime di violenza”. Sfrattati e inascoltati dal Comune, ma tutt’altro che arresi, i rappresentati di una quindicina di associazioni etnee si sono riuniti stamattina per provare una nuova strada nella ricerca di una sede. Dallo sgombero di via Gallo è passato quasi un anno e mezzo, senza che l’amministrazione abbia proposto una casa alternativa per “Mi cuerpo es mio”, il consultorio autogestito che si era insediato nella biblioteca Ursino Recupero. “Visto che a quanto pare nessuno dei tanti edifici comunali dismessi può essere destinato a noi per motivi burocratici – sostengono le associazioni -, abbiamo deciso di rivolgerci alla Regione siciliana e al Policlinico, avendo individuato alcuni loro immobili che potrebbero fare al caso nostro”.

Così si sono ritrovati tutti (tra gli altri Arcigay, Cooperativa Prospettiva, Si resti arrinesci, Lhive, Officine culturali, Non una di meno) a firmare un protocollo in cui si impegnano ad avanzare la richiesta ai due interlocutori e ad aspettare una risposta entro la fine di maggio. “Se non arriverà – assicurano – ci faremo sentire con forza”. Alla riunione anche professori e medici che sostengono individualmente il consultorio. “Vogliamo un luogo di aggregazione sicuro e protetto per le donne e per la comunità Lgbtqia+, per combattere contro la violenza di genere”, dice la sessuologa Elisa Passatore, che ha lavorato come volontaria. “I ragazzi non hanno un posto per parlare, per discutere, per confrontarsi – sottolinea Rosy Spataro, professione ostetrica -. Chi si rivolge a noi ha bisogno di aiuto e rassicurazioni, e non è possibile limitarsi a una telefonata: ci vuole uno spazio fisico, per avere un contatto anche emotivo, c’è bisogno di guardare queste persone negli occhi”.

Qualcuno chiama le altre volontarie “sorelle”. “All’interno del consultorio c’era anche uno sportello per denunciare le molestie sul lavoro. Ci occupavamo di prevenzione della violenza di genere ed educazione nelle scuole. E oltre a questo offrivamo una mano pure a chi non riusciva a far fronte a spese mediche. Non possiamo lasciare sole le tante catanesi che chiedono di essere ascoltate”.

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