AGRIGENTO – Cinque arresti, due in carcere e tre ai domiciliari, della squadra mobile di Agrigento per un presunto giro di mazzette in appalti pubblici. A finire nei guai alcuni imprenditori di Favara, fra cui l’ex consigliere provinciale eletto Luigi Sutera Sardo di 58 anni, eletto nel giugno del 2008. Sutera Sardo, dal 1993 al 2007, è stato anche consigliere comunale di Favara dove ha ricoperto fra l’altro la carica di assessore. Tredici gli indagati nell’inchiesta della procura di Agrigento; i reati contestati sono corruzione, ricettazione, turbativa d’asta.
Tre gli appalti che sarebbero stati “pilotati”: i lavori di manutenzione straordinaria della provinciale 19 Salaparuta-Santa Margherita Belice, la riqualificazione e ristrutturazione dello stadio “Dino Liotta” di Licata e il primo stralcio della ristrutturazione e automazione per l’ottimizzazione della rete idrica del Comune di Agrigento, dal valore di oltre 37 milioni di euro. In carcere sono finiti i favaresi Diego Caramazza, di 44 anni, e Luigi Sutera Sardo, di 58 anni; arresti domiciliari, invece, per il 67enne Sebastiano Alesci, ex dirigente dell’Utc di Ravanusa, che abita a Licata; Carmela Moscato, 65 anni, e Federica Caramazza, 36 anni, rispettivamente mamma e figlia.
Le irregolarità sono emerse anche dalle segnalazioni dell’Anac. Il mancato avvio di opere pubbliche fondamentali, come la rete idrica di Agrigento o il centro di raccolta dei rifiuti di Ravanusa (opere finanziate per decine e decine di milioni di euro), è sfociato in un’attività investigativa mirata che è stata portata avanti dalla squadra mobile. Numerose le perquisizioni, effettuate ieri, nei confronti di indagati e società coinvolte in un complesso, presunto, sistema di spartizione di lavori pubblici.
In un’azienda favarese e a casa del titolare, i poliziotti hanno trovato oltre 200.000 euro, che secondo quanto ascoltato durante le intercettazioni, erano fondi destinati alla “compensazione” per alcuni pubblici ufficiali per i loro “servigi”. Altre somme sono state trovate in possesso dell’attuale dirigente dell’Utc del Comune di Licata, ritenute indirizzate a favorire in cambio di denaro o altre utilità, procedure, finanziamenti e nomine.
Costante – ricostruisce la questura di Agrigento – è stato il ricorso spartitorio ai subappalti non autorizzati. Il rinvenimento delle somme in possesso degli indagati, per le modalità di conservazione e la presunta destinazione finale, sono state ritenute traccia evidente del commesso reato di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e di turbativa d’asta.
Sequestrati anche documenti che riguardano la comunicazione di offerte tecniche, bandi di gara, disciplinari e contratti che hanno permesso di alterare il regolare corso delle gare d’appalto di importanti opere pubbliche. E proprio questo ha indotto la polizia, con il benestare della procura della Repubblica di Agrigento, a interrompere l’attività criminosa dando esecuzione a cinque arresti.