Strage Monreale, fermato terzo giovane

Avrebbe partecipato alla sparatoria, decisiva la foto sui social

PALERMO – Terzo fermo per la strage di Monreale: a finire in manette, con l’accusa di concorso in strage, su disposizione della procura di Palermo coordinata dal procuratore Maurizio De Lucia, è Mattias Conti, 19 anni, come gli altri due arrestati originario del quartiere Zen. Avrebbe partecipato alla sparatoria costata la vita a Massimo Pirozzo, Salvo Turdo e Andrea Miceli, assassinati a colpi di pistola, in pieno centro, a Monreale, durante una rissa. Prima di Conti, che ha fatto fuoco sulla folla, erano stati fermati Salvatore Calvaruso e Samuel Acquisto. Quest’ultimo avrebbe istigato gli amici a sparare.

Il terzo giovane è stato individuato grazie a una foto pubblicata dalla fidanzata di uno dei tre ventenni assassinati. La ragazza ha postato sui social una foto, scattata poco prima della sparatoria, in cui si vedono due dei tre arrestati accompagnata da un commento e da una serie di insulti. Il post è stato poi acquisito dai carabinieri. Nello scatto c’erano Salvatore Calvaruso, il primo dei fermati, e lo stesso Conti con indosso lo stesso abbigliamento visibile nei filmati di videosorveglianza della zona della strage, acquisiti poi, dalla polizia giudiziaria. Conti aveva scarpe scure e un piumino. In foto con i due c’era anche un altro ragazzo. L’immagine è stata fondamentale per l’identificazione del fermato, poi riconosciuto anche da diversi testimoni oculari.

Come racconta uno dei testimoni, Mattias Conti, dopo aver fatto fuoco, avrebbe alzato in aria le braccia in segno di vittoria: “Lui è quello sul motore grosso, aveva un giubbotto bianco e il casco Momo Design grigio opaco con le scritte nere. Lui era seduto dietro questa moto (come passeggero), che era un GS (preciso di aver visto i borsoni laterali), il suo giubbino era bianco con le cuciture tipo Blauer. Dopo la prima raffica di colpi io mi sono allontanato, quindi sono tornato indietro verso la piazza e in quel momento ho visto arrivare verso di me, sulla strada, il GS: a bordo c’era il soggetto in foto e io l’ho visto che, mentre stringeva in una mano il casco descritto prima, alzava entrambe le braccia in aria, come per fare un segno di vittoria”.

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